Carlo Catinelli

Goriziano sotto il regno di Francesco I, entrò nel 1797 come volontario nel corpo militare fra gli studenti di Vienna e nel 1799 lo troviamo già col grado di sottotenente nel Reggimento Arciduca Giuseppe n. 63.
Dopo molte ed importanti missioni ottenne il grado di tenente colonnello, ma quando la sua patria fu ceduta ai Francesi, per non guerreggiare contro l’Austria, abbandonò Gorizia ponendosi al servizio dell’Inghilterra. Nel 1816 ritornò e sposò la goriziana Anna Gironcoli, quindi si stabilì definitivamente a Gorizia (Fig. 8).
Da questo momento in poi egli si dedicò completamente alla sua città, fu infatti membro attivissimo della Società Agraria di Gorizia e di quella della Carniola e Stiria. Nell’ambito di tale attività egli scrisse numerosi trattati tra i quali è da segnalare il “Trattato geografico-idrologico sull’Isonzo” e “Memoria sulle celebrità del Timavo”.
Ed è proprio nella descrizione del famoso fiume sotterraneo che egli, come vedremo più avanti, dimostrò di avere delle conoscenze davvero sorprendenti.
Nel 1848 però abbandonò il suo ritiro per spostarsi, assieme al suo amico d’infanzia e compagno d’armi, il celebre generale Nugent, nel vicino Veneto dove si erano sentiti i primi rumori di guerra.
Nominato dai Goriziani nello stesso anno deputato al parlamento, nel 1854 il Catinelli ebbe la corona ferrea di III classe, unitamente al cavalierato austriaco, in precedenza egli era già stato nominato cavaliere dell’Ordine dell’Aquila Estense di Modena.
Uomo di grande cultura, come si vede, nonostante il suo fervore per la vita militare egli non trascurò lo studio per l’ambiente ed in modo particolare i misteri del Timavo.
Egli scrisse, infatti, in tedesco un’importante opera in due tomi, intitolata “Über die Identität des alten und des heutigen Timavo Flusses” (sull’identità dell’antico coll’odierno Timavo).
Con questo lavoro, presentato il 6 marzo 1828 alla I.R. Società Agraria di Gorizia, egli tentò di spiegare attraverso dotte argomentazioni che l’attuale corso del Timavo corrisponde esattamente a quello descritto dagli antichi latini quali Polibio, Posidonio, Virgilio, Pomponio Mela, Strabone, Plinio il Vecchio, Marziale e Claudiano.
E’ interessante osservare che tra le varie argomentazioni che il Catinelli porta a favore della sua tesi ci sono pure alcune notizie inedite riguardanti la storia di questo misterioso fiume sotterraneo.
Attraverso di essi veniamo così a conoscenza degli studi intrapresi da Giovanni Fortunato Bianchini nel 1754 per scoprire il perché la portata delle sue acque, registrata a S. Govanni di Duino, fosse così diversa da quella del Recca che entrava nelle Grotte di San Canziano.
Tra le varie notizie che egli ci segnala dobbiamo senz’altro ricordare le impressionanti piene cui era soggetto il fiume; lo stesso Catinelli sembra essere stato testimone e così riporta: ” … Notisi per altro, che durante le dirotte e prolungate piogge di autunno, e così in seguito ai precipitosi disgeli di primavera, il Timavo, anche soffiando venti che ne favoriscano lo scarico in mare, talmente ingrossa, ch’ei sorte dal suo alveo; ne trabocca e allaga la strada postale a segno d’impedirvi il passaggio, coprendo con un lago di acqua le paludi di San Giovanni e quelle di Monfalcone. … “.
Proseguendo nei suoi studi e confrontando quanto scriveva Plinio il Vecchio sull’ubicazione dell’antico Timavo, egli si addentra anche in interessanti osservazioni di ordine geografico che alla fine torneranno utili per la definizione della reale posizione delle antiche risorgive di questo fiume.
Al proposito, confrontando l’attuale corso con quello descritto da Plinio egli scrive: ” … E’ nell’ultimo capitolo dell’istesso libro: Clarae (insulae) ante ostia Timavi calidorum fontium cum aestu maris crescentium. Queste isole Clarae sono i due monticelli dei Bagni (le Terme di Monfalcone. N.d.A.) che non sono più, come anticamente lo erano, contornati dal mare, ma dei quali non si può dubitare, una volta che li si sono veduti, che un di eran isole. Il Timavo di Plinio adunque dirigevasi per portarsi al mare a dirittura sul monticello a piedi del quale ritrovansi i bagni di Monfalcone. Ma il nostro Timavo ha la medesima direzione, e soltanto, come si è osservato, in vicinanza del mare declina da essa. Il Timavo di Plinio è perciò indubitamente identico col Timavo d’oggidì. Siccome poi che lo stesso Plinio ci insegna, che il vinum pucinum proveniva da un colle pietroso posto in vista al mare non lungi dal Timavo: Gignitur in sinu Adriatici maris, non procul a Timavo Fonte, saxo colle, maritimo afflatu paucas coquente amphoras e che una situazione, come qui ci viene descritta, non s’’ncontra, che fra l’odierno Timavo e Trieste, presso a Sistiana, così non vi può avere il minimo dubbio ove si fosse il Timavo di Plinio, e così si sa altresì il sito dell’antico Pucinum (Duino. N.d.A.), e per conseguenza anche della Japidia prima. …”
La frenetica attività del Catinelli si placa nel 1861, quando egli, ormai vecchio e colpito da cecità, si ritira nella sua Gorizia dove morirà il 27 luglio 1869.

 


 

Bibliografia

Catinelli C., 1828. Sulla identità dell’antico coll’odierno Timavo. Memoria di Carlo Catinelli da Gorizia, colonnello pensionato di S.M. Britannica. Gorizia: 1-29.

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Catinelli C., 1858. Sopra la questione italiana. Studi di Carlo Catinelli. Tip. Paternolli, Gorizia: 1-492.

Catinelli V. K., 1850. Beantwortung eines im “Wanderer” den 13.ten und 14.ten August d.J. mit der aufschrift die Karsterbahn. Erschienenen aufsatzes von Karl von Catinelli. Tip. Joh. Bapt. Seitz, Görz: 1-24.

Catinelli V. K., 1856. Beleuchtung einer die Wahl der Linie für die Fortsetzung der südlichen österreichischenStaats – Eisenbahn betreffenden Stelle aus dem “Wanderer”, n.268, 8.ten Juni 1850, Tip. Joh. Bapt. Seitz, Görz: 1-33.

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Formentini L., 1984. La Contea di Gorizia illustrata dai suoi figli. Ediz. speciale a cura della Provincia di Gorizia degli scritti del 1879 del Conte Giuseppe Floreano Formentini, Tip. Grafica Goriziana, Gorizia: 97-99.

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