Carlo Seppenhofer

E’ uno dei personaggi più rappresentativi nel panorama alpinistico e, come vedremo anche speleologico, di Gorizia.
La sua figura è stata già delineata una prima volta da Pino Guidi in un articolo apparso sulla rivista “Sopra e sotto il Carso” del 1981, una sua biografia molto più dettagliata è stata però presentata da Antonella Gallarotti in occasione del Convegno Alcadi ’98 svoltosi a Liptowski Mikulas in Slovacchia.
Da quest’ultima traspare la vera anima del Seppenhofer che, per certi versi, è stato senza dubbio un vero pioniere della speleologia cittadina; egli, a differenza di altri, quali il Comelli e l’Hugues che hanno frequentato l’ambiente ipogeo come conseguenza e a completamento di studi da loro condotti, frequentò le grotte per il solo piacere della scoperta o, se vogliamo, per il piacere dell’avventura (Fig. 9).
Questo, è un concetto molto attuale della speleologia ma a quel tempo doveva rappresentare qualcosa di veramente innovativo, dal momento che l’ambiente sotterraneo era considerato ancora un luogo proibitivo, un terreno del tutto nuovo e sconosciuto in cui pochi ardimentosi si apprestavano ad intraprendere i primi passi.
In questo contesto dunque il lavoro di Antonella Gallarotti è particolarmente interessante in quanto riesce ad inquadrare effettivamente in questo personaggio la sua vera anima. L’Autrice in questa biografia è molto efficace nel mettere in evidenza in modo sintetico la principali caratteristiche sia dell’uomo che dello speleologo Carlo Seppenhofer, pertanto non volendo aggiungere altro a quanto già detto dagli Autori che mi hanno preceduto, mi è sembrato doveroso riportare qui di seguito la storia di questo goriziano così come è stata descritta dalla Gallarotti stessa.

IL PRIMO SPELEOLOGO GORIZIANO: CARLO SEPPENHOFER

Il Centro Ricerche Carsiche di Gorizia e un abisso del Monte Canin portano il nome di Carlo Seppenhofer, uno dei primi alpinisti e speleologi goriziani.
Carlo Seppenhofer nacque a Gorizia il 6 ottobre 1854, primo di cinque fratelli. Dopo aver completato gli studi a Gorizia e a Trieste, dove frequentò l’unica scuola commerciale allora esistente nella zona, il “Banco modello”, divenne capo contabile dell’azienda Venuti di Gorizia.
Uomo di sentimenti italiani in una città dell’impero austroungarico il cui nome, Gorizia, era ufficialmente conosciuto nella versione tedesca Görz, Seppenhofer fu patriota e irredentista nell’impegno sociale, negli scritti e anche in alcuni episodi dimostrativi di rilievo.
Aveva 23 anni quando nella notte tra il 1° e il 2 giugno 1878, insieme a Giorgio Bombig e Adolfo Venuti, issò sulla più alta delle tre croci sulla cima del monte Calvario la bandiera tricolore italiana, per celebrare in questo modo anche a Gorizia la festa dello Statuto che aveva luogo nel Regno d’Italia.
All’alba la bandiera fu rimossa dalle autorità, ma la cittadinanza ne fu informata dai giornali (che vennero peraltro subito sequestrati) e dal passa parola che è sempre stato strumento di diffusione delle notizie sottoposte a censura. I nomi dei tre patrioti non vennero però scoperti.
Nel tempo libero dalla professione, intanto, Carlo Seppenhofer trovò modo di dedicarsi con impegno e con passione alla vita sociale e culturale della città. Fu infatti membro di varie associazioni culturali e patriottiche, come la Società Pro Patria e la Società Famigliare di Musica e Drammatica, e ricoprì anche cariche prestigiose in alcune di esse: fu prima segretario e quindi vicepresidente della Società di Ginnastica goriziana e presidente della Lega Nazionale. Esponente del partito liberale goriziano, prese parte all’amministrazione della città come consigliere comunale.
Studioso e autore di numerosi saggi, diversi dei quali, di carattere storico, consistevano nella edizione di documenti e scritti dei secoli passati, Carlo Seppenhofer tenne sempre viva nei suoi scritti la coscienza nazionale italiana, soprattutto nei confronti delle giovani generazioni. Lo stesso fece come bibliotecario della Biblioteca Civica, la biblioteca italiana, quando nel 1900 gli venne assegnato quell’incarico, che ricoprì fino alla morte, avvenuta il 28 gennaio 1908.
I suoi scritti riguardavano vari ambiti della storia e del folklore locale, compresi alcuni racconti popolari e aneddoti in lingua friulana, o meglio nella variante del friulano usata a Gorizia.
E’ però la sua attività di speleologo ante litteram e la relativa produzione di articoli al riguardo che più interessa analizzare in questa sede.
Carlo Seppenhofer fu infatti tra i primi goriziani ad aderire nel 1883 alla neocostituita Società degli Alpinisti Triestini, che dal 1886 cambiò il nome in Società Alpina delle Giulie. Fu quindi uno dei soci fondatori della sezione goriziana dell’associazione alpinistica, dove fu a lungo componente del consiglio direttivo insieme ai goriziani Giuseppe Mulitsch, che era uno dei due vicepresidenti del sodalizio, Felice Favetti e Pietro Venuti.
Già in precedenza, nell’ambito dell’attività della Società di Ginnastica, aveva effettuato “modeste salite” e “ascensioni”, come egli stesso le definì, insieme ai soci e ai giovani allievi del sodalizio. Ma mentre di queste escursioni Seppenhofer fece solo generica menzione, lamentando che la città non avesse già allora realizzato il progetto di costituzione di una società alpinistica, dopo la sua adesione alla Società degli Alpinisti Triestini ed alla Società Alpina delle Giulie redasse e pubblicò diversi resoconti di escursioni alpinistiche e speleologiche, dalla cui lettura emerge un quadro vivace ed avvincente. Si trattava, da parte di Seppenhofer e dei suoi colleghi, di un approccio alla speleologia non specialistico, che nasceva soprattutto dall’amore per la natura e dalla passione per la montagna, che gli alpinisti volevano conoscere nei suoi vari aspetti, non escluso quello riguardante i suoi abissi e le cavità sotterranee.
Seppenhofer scrisse sulla rivista della Società Alpina delle Giulie una Relazione sulle escursioni fatte dai membri residenti a Gorizia della “Società Alpina delle Giulie” nell’anno 1886 e primavera del 1887. Le escursioni effettuate erano spesso, per ammissione degli stessi alpinisti, “di non difficile salita”, e vi partecipavano anche alcune signore, ma non mancavano i momenti più impegnativi.
Per quanto riguarda l’ambito speleologico, Seppenhofer riferì in particolare della scoperta di “un buco che dava in una caverna” nel corso dell’ascensione al monte San Gabriele. “Questa caverna, della grandezza d’una stanza, lasciava scorgere due fori, non sufficienti però ad aprire il passaggio ad una persona. Suppongo che allargando la entrata con dei mezzi meccanici si dovrebbe arrivare in caverne più vaste e importanti e giungere forse a qualche bacino di acqua” (p. 44).
Delle già note grotte di San Canziano scrisse: “Il descrivere la bellezza, la grandiosità di queste caverne, nelle quali scorre il Timavo superiore o Recca, lascio ad altri più esperti di me. Dirò solo che noi si passava di meraviglia in meraviglia e che le ore trascorse colaggiù ci sembrarono brevissime” (p. 45).
Descrisse invece dettagliatamente la visita alla grotta di Trebiciano (pp. 46-47), organizzata il giorno successivo, cui, come quella alle grotte di San Canziano, presero parte anche i soci triestini della Società e quelli del Club Alpino di Fiume.
” … Vi si discende per una boccaporta angustissima che chiude l’apertura la quale si trova in mezzo ad un ameno praticello. La discesa si fa mediante un numero grandissimo di scale che vennero poste colà già nel 1840, epoca in cui venne scoperta la grotta, e rinnovate in questi ultimi tempi dalla nostra Società Alpina. L’umidità costante della caverna fa sì che queste scale sieno coperte d’una specie di limo che le rende sdrucciolevoli e quindi pericolose. Nella discesa i pozzi e le gallerie si susseguono. A circa un terzo trovasi una caverna abbastanza vasta, ove si fece una prima sosta e dove venne acceso del magnesio. … Finalmente si arriva alla meta, nel fondo della caverna su di un monte di rocce e sabbia e si discende giù sino al letto del fiume, che qui scorre placidamente. …”
Nel suo resoconto Seppenhofer alternò dati sulla profondità del pozzo principale, sul livello dell’acqua e sulla temperatura interna ed esterna ad annotazioni di colore sul “banchetto” allestito al termine dell’escursione, e sottolineò la difficoltà del percorso, compensata peraltro dal fantastico spettacolo della caverna principale illuminata dai fili di magnesio accesi dai partecipanti all’escursione.
Nello stesso volume degli “Atti e memorie” apparve anche, come articolo a se stante e non incluso nel resoconto delle escursioni, la prima relazione ufficiale di una esplorazione speleologica effettuata nell’isontino: la “Relazione della Grotta di Locavizza”#. Le precedenti escursioni infatti avevano avuto luogo nel Carso triestino.
Se le relazioni delle escursioni in grotte conosciute concedevano spazio alla cronaca della gita, per questo resoconto Seppenhofer adottò la formula di una comunicazione più asciutta e più tecnica, che vale la pena riportare integralmente per la sua caratteristica di primo documento del genere per l’area goriziana.

Di un’altra grotta del Goriziano si occupò Seppenhofer, all’interno del capitolo “Una corsa nella valle dell’Isonzo” scritto insieme al fratello Antonio e pubblicato postumo nel 1912 all’interno della Guida delle Prealpi Giulie curata dalla sezione friulana del Club Alpino Italiano. Si trattava della Grotta di Dante (chiamata Danta’s Jama o Dantovna Jama dagli sloveni) situata nei pressi di Tolmino. I fratelli Seppenhofer descrissero la passeggiata da Tolmino alla grotta, rimarcando che “più che per la grotta la passeggiata è però interessante per i luoghi di un orrido veramente pittoresco”.
Della Grotta di Dante la Guida dava una piantina e una breve descrizione, segnalando la bibliografia specifica e la non particolare bellezza della grotta, ingombra di massi e “con limitati rivestimenti stalattitici”.
Numerosi furono anche i resoconti di escursioni e gite alpinistiche pubblicate da Seppenhofer: Una gita al Mataiur (in “Atti e memorie della Società Alpinisti Triestini”, 1883-1885), Una salita del Canino dall’Ursic. Relazione preletta all’VIII Convegno a Cormons ai 15 Agosto 1890 (in “Atti e memorie della Società Alpina delle Giulie”, 1887-1892), Nel Trentino, Ancora nel Trentino, Escursione estiva e Fra i monti pubblicati su vari numeri di “Alpi Giulie” e poi raccolti in un opuscoletto intitolato Miscellanea pubblicato nel 1899. Anche da queste cronache di montagna si può ricavare la storia dell’alpinismo ottocentesco e degli uomini amanti della natura e della montagna che vollero comunicare la loro passione agli altri attraverso i loro scritti.

 


Bibliografia

Cronaca goriziana. (24 aprile – 26 settembre 1675). Per nozze Venuti-Candido. Gorizia, Tip. Paternolli, 1885.

[Novella]. Narrasi di una lieta brigata che si pose in viaggio per terra e per mare et quello che avvenne. In [Miscellanea per] Nozze Paternolli-Pellegrini. Gorizia, Tip. Seitz, 1886.

Brevi cenni sulla Valle del Vipacco con un estratto di cronaca della Città di Santa Croce quale signoria giurisdicente del secolo XVIII. Gorizia, Tip. Paternolli, 1889.

Leggende del Goriziano. [Il parsutt dal Signor. I Fuflos di Pudigori]. Per nozze Marzini-Borghese. Gorizia, Tip. Paternolli, 1889.

Miscellanea. Udine, Tip. Del Bianco, 1899.

Il fratricidio di Villalta. Bandi et sentenze dell’Eccelso Consiglio dei Dieci. Per nozze d’argento Perinello-Seppenhofer. Gorizia, Tip. Paternolli, 1901.

Lettere inedite del Conte Sigismondo Attems al Padre Bernardo Maria Rubeis ed al Conte Daniele Florio 1745-1747. Per nozze Drouin-Seppenhofer. Gorizia, Tip. Paternolli, 1901.

Il tumulto dei tolminotti nell’anno 1713. Poesie di quell’epoca. Documenti. Gorizia, Tip. Paternolli, 1901.

Altre lettere del Conte Sigismondo Attems a diversi personaggi 1747-1748. Per nozze Bombig-Zancovich. Gorizia, Tip. Paternolli, 1902.

Latini e slavi nel Friuli e nell’Istria. Pensieri di un Anonimo. Gorizia, Tip. Paternolli, 1902.

Di alcuni nomi posti alle vie e piazze di Gorizia. Gorizia, Tip. Paternolli, 1906.

Carlo Kunz. Per nozze d’argento Mulitsch-Seppenhofer. Gorizia, Tip. Paternolli, 1907.

Una gita al Mataiur. In “Atti e memorie della Società Alpinisti Triestini”, 1883-1885 (stampa 1885), pp. 109-112.

Relazione sulle escursioni fatte dai membri residenti a Gorizia della “Società Alpina delle Giulie” nell’anno 1886 e primavera del 1887. In “Atti e memorie della Società Alpina delle Giulie”, 1886-1887 (stampa 1887), pp. 43-51.

Relazione della Grotta di Locavizza. In “Atti e memorie della Società Alpina delle Giulie”, 1886-1887 (stampa 1887), pp. 53-54.

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