Mariano Apollonio

Abbiamo poche notizie su questo speleologo goriziano, sappiamo che fin dal 1921 era socio della Commissione Grotte della Società Alpina delle Giulie di Trieste.
Mariano Apollonio era nato a Portole (Istria) il 3.5.1897 aveva un fratello, nato nel 1893#, la sua famiglia si era quindi stabilita nella nostra città dove abitava in via Roma n.17. Da qui egli partiva per le esplorazioni più impegnative, compresa quella drammatica legata all’abisso Bertarelli che lo vedrà come protagonista. I pochi dati al suo riguardo ci giungono principalmente da uno scritto di Luigi Saverio Medeot che nel 1975, in occasione della ricorrenza dei 50 anni dalla grande tragedia, pubblica un libretto in cui vengono descritte tutte le vicissitudini di questa tremenda esperienza.
Sappiamo così che l’Apollonio partecipò il 16 aprile 1922 al primo sopralluogo dell’abisso (prima conosciuto come Grotta della Marna e poi come abisso di Raspo), scoperto casualmente nelle vicinanze del paese di Raspo in Ciceria, allora località semisconosciuta (speleologicamente parlando) dell’Istria.
A lui si deve anche il primo rilievo sommario degli ambienti la cui planimetria esiste tuttora conservata negli archivi della Commissione Grotte “E. Boegan” della S.A.G. sotto il numero catastale 602 VG.
L’abisso, con i suoi – 365 metri (poi corretti a – 381) era considerato, all’epoca, il più profondo del mondo e le difficoltà oggettive d’esplorazione costituivano agli inizi del 1924, un serio problema per la speleologia triestina.
Fu così che si arrivò alla spedizione del 2 novembre 1924 a cui parteciparono oltre al nostro Mariano Apollonio, tra gli altri anche il capospedizione Antonio Berani, lo stesso Luigi Vittorio Bertarelli, B. Boegan, G. Cesca, A. De Vecchi, S. Gradenigo, G. Jenull, A. Iviani, V. Malusà, M. Marovelli, E. Novelli, E. Rangan, G. Tevini.
In questa occasione fu raggiunto il fondo della grotta e stabilito ufficialmente il nuovo record di profondità che Antonio Berani indicherà in 381 metri ma in quell’occasione rimasero ancora molti punti interrogativi da chiarire.
Si risolse così di ritornare nell’abisso ed eseguire un’ulteriore esplorazione in profondità al fine di completare il rilevamento topografico. Questa venne effettuata il 24 agosto 1925, il trasporto dei materiali era già stato eseguito già il giorno 22 agosto dallo stesso Apollonio, da Cesca, Redivo, Steffè e Tevini.
Come si sa la spedizione finì poi in tragedia in quanto una improvvisa piena provocò la morte di ben due operai ingaggiati per il trasporto dei materiali all’interno della grande voragine.
Le operazioni di soccorso che seguirono, registrarono episodi di vero eroismo dei quali furono protagonisti loro malgrado Emilio Comici della XXX Ottobre, Mariano Apollonio e Antonio Berani della Commissione Grotte “E. Boegan”.
Al termine delle operazioni di soccorso dopo poche ore nonostante tutte le difficoltà oggettive l’Apollonio assieme a Cesare Prez della XXX Ottobre vollero tentare il recupero delle salme dei due sfortunati operai precipitati nel grande pozzo (130 m). Il tentativo non andrà a buon fine a causa dell’eccessiva stanchezza dei due generosi speleologi ma l’episodio sta ad indicare il carattere e lo spirito che animava il giovane Apollonio.
Egli tra l’altro in seguito si adopererà anche a placare le polemiche che inevitabilmente andarono ad alimentarsi dopo questo evento. Al proposito ritengo sarà utile riportare, qui di seguito, una sua lettera molto esplicativa che viene a dissipare ogni dubbio sulle vicende occorse nell’abisso Bertarelli e che mettono in luce le qualità morali di Mariano Apollonio. 

Gorizia, 2 settembre 1925

Carissimo Signor Berani

La ringrazio delle Sue congratulazioni; com’è nostro costume abbiamo fatto il possibile. Ma questa sciagurata disgrazia mi è costata cara: per poter partecipare al ricupero dei morti ho dovuto promettere a casa di non prendere parte più a spedizioni “grottesche”. S’immagini che appena ritornato a casa il mio elmo andò a finire dal bandaio ed il giorno dopo era trasformato in un grazioso vaso di fiori! …

Mi sono spiaciuti moltissimo gli screzi sorti con la XXX Ottobre e credo che una lettera della nostra Società alla XXX Ottobre in cui si ringrazi e si deplorino i pettegolezzi avvenuti non starebbe male. Io sono pure d’avviso che alla cena che faremo, salvati e salvatori, abbiano a partecipare, invitati, Comici, Culot e Prez.

Circa il modo di chiudere il tragico avvenimento di Raspo non mi sento in grado di darle dei suggerimenti. Credo però che una targa che ricordasse il fatto, posta all’imboccatura della grotta, sarebbe un’opera doverosa per noi. La lapide la darei io in omaggio alle vittime.

Quanto poi alla sua defenestrazione credo non sia più il caso di parlarne; tutto è ormai finito e ognuno è convinto che Berani è una colonna indispensabile … F.to M. Apollonio.

 


 

Bibliografia

Medeot S.L. 1974. Una tragedia speleologica di 50 anni fa: l’Abisso Bertarelli (1925 – 1975). Suppl. “Atti e Memorie” S.A.G., Trieste:11-53

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