Gruppo Speleologico Goriziano

Lo vediamo per la prima volta nel 1963 come partecipante al IX Congresso Nazionale di Speleologia a Trieste.
Laura Saunig, che relaziona sull’attività svolta, indica nel 18 febbraio 1962 la data di fondazione di questo gruppo. I primi soci sono oltre a Rinaldo Saunig e Laura Gregorig, Claudio Rosolin, Nardon, Alfredo Poian e i fratelli Alessandro e Massimo Rocco, la propria sede che in un primo momento è ubicata presso la casa del Saunig in via Pitteri n. 6, più tardi si sposterà nei locali più prestigiosi del Palazzo Panizzolo (Lanterna d’Oro) dove rimarrà per alcuni anni.
Anche se le finalità di tale associazione sono di carattere esplorativo, scientifico, sportivo e culturale, le prime esplorazioni sono state di carattere prettamente speleo-archeologico (oggi diremo di speleologia urbana).
Scopo principale di questo tipo di esplorazioni era la ricerca del sistema di gallerie che anticamente collegava la città di Gorizia al suo Castello medioevale. 
L’interesse di queste ricerche era notevole per il fatto, che, data l’assenza di materiale storico-bibliografico sull’estendersi di questi sotterranei e sui punti di sbocco di essi fuori e dentro il Castello, sarebbero state utili in seguito per far conoscere alla città eventuali tesori storici e archeologici ancora nascosti.
Tali lavori però trovarono notevoli difficoltà di realizzazione, soprattutto per mancanza di mezzi adeguati, le gallerie, data la cedevolezza del terreno tendevano a franare creando situazioni di grande pericolo.
Ciò nonostante, questa campagna di ricerche regalò agli speleologi goriziani grosse soddisfazioni, vennero raccolti numerosi dati e rilevati diversi ambienti sotterranei. 
In pratica era stato impostato un programma vero e proprio di speleologia urbana ante literam.
Purtroppo i dati raccolti sono andati dispersi e oggi non possiamo avere un riscontro nel materiale raccolto che comunque fu notevole. Sui motivi che avevano indotto i responsabili del gruppo ad intraprendere l’esplorazione dei sotterranei del castello, esiste un aneddoto piuttosto singolare. Andando, infatti, un po’ indietro nel tempo e curiosando sulle vere motivazioni che hanno dato origine alla costituzione di questo sodalizio, ho potuto scoprire che ad essa è legata una vicenda piuttosto curiosa, la quale in seguito darà origine in modo del tutto fortuito alla formazione di un gruppo speleologico.
La passione per lo studio delle monete antiche, infatti, condusse Rinaldo Saunig e Laura Gregorig e pochi altri amici ad intraprendere l’esplorazione di alcuni vecchi sotterranei del castello di Gorizia alla ricerca di questi reperti. La consapevolezza, poi, di dover farlo in piena sicurezza fece sì che il Saunig cominciasse ad interessarsi alle tecniche di progressione in grotta (l’ambiente era simile); la lettura casuale del mitico “Duemila Grotte” operò l’avvicinamento definitivo del piccolo gruppo alla speleologia vera e propria e condusse, tra l’altro, i goriziani a conoscere ed avvicinarsi alla Commissione Grotte “E. Boegan” di Trieste.
L’iniziazione alla speleologia goriziana negli anni ’60 avviene dunque per opera di quella triestina, era ovvio pertanto che le prime esplorazioni trovassero il proprio ambiente naturale sul Carso Triestino, esse inizialmente, come è ovvio, vengono appunto effettuate assieme allo storico sodalizio.
In seguito il gruppetto di amici, che nel frattempo si era costruito una certa autonomia, aveva assunto il nome di Gruppo Speleologico Goriziano, e con tale denominazione inizia una propria attività.
In un primo tempo le esplorazioni, che sono localizzate nella zona del Carso Goriziano, possono essere fatte grazie anche a 60 m di scale gentilmente prestate dalla Commissione Grotte “E. Boegan” con cui il gruppo è in ottimi rapporti. 
Sempre alla ricerca di nuovi adepti viene così organizzato un primo corso di speleologia, novità assoluta per Gorizia; gli istruttori che intervengono sono nomi che ritroveremo anche più tardi nelle varie vicende legate alla storia della speleologia regionale.
Essi sono, tanto per citarne alcuni, Marino Vianello, Fabio Forti, Dario Marini e Ugo Furlani; l’iniziativa è particolarmente importante, perché rappresenta un primo tentativo della speleologia goriziana per mettersi al passo con le diverse realtà esistenti in Friuli-Venezia Giulia quali Udine Trieste e Monfalcone dove “l’andar per grotte” era praticato da anni. 
Ancora sulla relazione del 1963 la relatrice ci informa che in campo più prettamente speleologico le ricerche si concentrarono sul vicino Carso goriziano e sottolinea al proposito: ” … zona relativamente vergine in quanto ad esplorazioni speleologiche.” … 
Veniamo così a sapere che nel 1963 il Carso goriziano era speleologicamente una zona ancora relativamente interessante e con grandi possibilità esplorative.
L’attività prevalente del Gruppo Speleologico Goriziano, dunque, si svolge sull’altopiano carsico situato a pochi chilometri da Gorizia; alle prime scale in prestito si aggiungono altri 20 metri, questa volta donati da un certo sig. Trebbi abitante nella nostra città in via del Boschetto, il quale a sua volta le aveva ricevute da un parente che probabilmente andava in grotta negli anni ‘45-50#. 
I primi risultati positivi non si fanno certo attendere, è di questo periodo (29.06.1963), infatti, la scoperta della Grotta presso il palo N° 86 (4181 VG – Fig. 47) che, seppure di modeste dimensioni, rappresenta pur sempre uno dei primi lavori del neocostituito gruppo. 
Il G.S.G. prese parte anche, assieme a Giovanni Spangar di Monfalcone, ad alcune discese in cavità allo scopo di localizzare le salme degli infoibati della Seconda Guerra Mondiale, ma questa fu una breve parentesi senza seguito in quanto, sin dalle prime battute, la sua vera vocazione era quella della comunicazione e della cinematografia, che verrà perseguita e sviluppata solamente in un secondo tempo.
Contemporaneamente il Gruppo Speleologico Goriziano tenta di avviare anche un programma di sensibilizzazione della conoscenza della speleologia, organizzando perciò una serie di conferenze a carattere speleologico e storico, confortate da un buon numero di partecipanti.
Pur tuttavia il programma alla fine non portò a buoni risultati, perché, come afferma Laura Saunig nella relazione presentata al IX Congresso Nazionale, a proposito di questa iniziativa: ” … C’è stato un tentativo non completamente riuscito, data la mancanza in Gorizia di una coscienza speleologica, …”.
Intanto Rinaldo Saunig e Laura Gregorig si uniscono in matrimonio, e lo fanno in modo speleologico, scegliendo come sede per la celebrazione del rito religioso il fondo della Grotta Gigante sul Carso Triestino (Fig. 43). La cosa per quei tempi fu un atto davvero originale e di cui si parlò a lungo in città, testimone della sposa fu un certo Michel Siffre, lo stesso che anni più tardi diventerà famoso attraverso i primi esperimenti di permanenza prolungata in grotta e, con il record mondiale di 205 giorni sottoterra, sarà il primo “speleonauta” che la storia ricordi. 
Negli anni successivi l’attività del gruppo si specializza sempre più nella documentazione cinematografica, vengono così realizzati diversi filmati, alcuni dei quali anche molto originali.
Vengono pure organizzate due spedizioni speleo-documentaristiche in Turchia nella zona della Cappadocia e di Pamukkale, durante le quali vennero raccolti dati riguardanti le abitazioni rupestri, ma soprattutto venne completata una ricca documentazione cinematografica del viaggio.
Questo episodio, che avrà un seguito con una terza spedizione in Marocco (Fig. 46), segna per la speleologia a Gorizia una tappa molto importante, in quanto era la prima volta che un gruppo cittadino usciva dai confini nazionali con intenti speleologici.
Ma è interessante notare che il fatto determina anche l’inizio di una lenta ma progressiva evoluzione qualitativa delle attività speleologiche cittadine. Non dobbiamo dimenticare che contemporaneamente il Gruppo Speleo “L.V. Bertarelli” si apprestava ad intraprendere la campagna esplorativa sull’altopiano del monte Canin.
Negli anni ’70, oltre all’attività di cinematografia d’esplorazione, con l’arrivo di nuovi soci, quali Gianni Susmel, Giorgio Bressan, Ezio Gelsi, Mario Milo, Edoardo Clemente (Edi), Franco Jaconcic, Franco Bressan (Tigre) e l’ingegner Luterotti, il G.S.G. si specializza nello studio delle radiocomunicazioni in grotta. 
Questa attività che potrebbe sembrare, ad un sommario esame, non legarsi in alcun modo alla speleologia vera e propria, è invece strettamente legata al lavoro di documentazione cinematografica che il gruppo stava svolgendo. Il dovere coordinare e dirigere tutte le operazioni durante le riprese portò dunque a sviluppare tale tipo di attività che comunque in seguito fu sfruttato anche per operazioni di soccorso in grotta; al proposito bisogna ricordare una relazione, su questo tema, presentata da Rinaldo Saunig al 2° Convegno Nazionale del Soccorso Speleologico svoltosi a Trento nel 1973.
Più tardi, in occasione del 3° Convegno di Speleologia del Friuli-Venezia Giulia (Gorizia, 1977), il Gruppo Speleologico Goriziano ebbe l’occasione di presentare un filmato, che risulterà ancora oggi estremamente attuale, in cui nel corso di un’operazione di soccorso simulato venivano condensate le prime esperienze di riprese con videocamera# e comunicazioni in grotta. 
Purtroppo dopo circa 10 anni di intensa attività il Gruppo Speleologico Goriziano subisce un inesorabile declino fino ad arrivare allo scioglimento che possiamo individuare nel 1977. 


Bibliografia

Bressan G., Saunig R., 1973. Impiego del radiotelefono nelle comunicazioni ipogee. Atti del 2° Convegno Nazionale della Delegazione Speleologica C.N.S.A., Natura Alpina, n. 3, Trento: 268-278.

Rocco A., 1977. Considerazioni sull’uso di moderni mezzi audiovisivi nelle operazioni di soccorso in grotta. Atti del 3° Convegno di Spel. del Friuli-Venezia Giulia, Gorizia: 10-122.

Saunig R., 1977. Applicazioni dei mezzi radio-televisivi in grotta. Atti del 3° Convegno di Spel. del Friuli-Venezia Giulia, Gorizia: 122-123. 

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