Speleo Equipe Gorizia

Nasce in modo spontaneo intorno all’anno 1967 ed è formata da un gruppo di amici (Maurizio Tavagnutti, Luigi del Zotto, Claudio Okroglic, Renato Coronica, Carlo Menon, Diego Nanut, Federico Salerno) tutti animati soprattutto dalla curiosità dell’esplorazione di alcune cavità scoperte in modo del tutto casuale sul vicino Carso Goriziano.
La zona è facilmente raggiungibile anche in bicicletta e visto che il gruppetto di amici è formato esclusivamente da studenti, all’epoca privi di mezzi di locomozione migliori, questa diventa obbligatoriamente la zona prescelta per le numerose esplorazioni.
Da subito il gruppo sente la necessità di doversi dotare di un minimo parco attrezzi per poter affrontare le piccole verticali che incontra nel corso delle proprie esplorazioni.
Ben presto arrivano in donazione (sembra di proprietà del sig. Ulderico Silvestri) due scale autocostruite, ognuna di 20 metri circa, con cavi e gradini in acciaio, con i primi risparmi viene comperato “all’Agraria” di via Boccaccio a Gorizia, un rotolo di corda di canapa (Æ 20 mm).
Con questi modesti mezzi il gruppo compie diverse esplorazioni nella zona compresa tra il monte S. Michele e Doberdò, in particolare viene accuratamente esplorata la “Grotta della Bissa Morta – 4266 VG” (Fig. 51).
Nel corso di un’esplorazione in questa cavità viene casualmente scoperta una prosecuzione che dopo lunghi lavori di allargamento, dà l’accesso ad un ambiente incontaminato che risveglierà nei soci del giovane gruppo un’ulteriore entusiasmo.
La cavità viene completamente e minuziosamente rilevata. Il fatto costituisce un evidente salto di qualità nell’attività del piccolo gruppo che nel frattempo si era dotato il 9 novembre 1968 di un proprio statuto nel quale all’art. 1 possiamo leggere: “….l’Equipe Speleologica Goriziana è fondata con l’intento di svolgere attività di esplorazione e di studio morfologico delle cavità naturali …” Nello stesso possiamo trovare anche la data ufficiale di fondazione del piccolo gruppo che corrisponde al 10 marzo 1968.
Nello stesso anno Tavagnutti viene nominato presidente.
Subentra un momento di grande entusiasmo e di intensa attività anche se realizzata con pochi mezzi tecnici, fondamentale pertanto è l’incontro in questo periodo con il sig. Rinaldo Saunig, presidente del Gruppo Speleologico Goriziano, da cui si apprendono, infatti, nuove tecniche e nuove conoscenze.
Intanto anche il numero dei soci aumenta e con l’arrivo di Ulderico Silvestri e Marcello Braidot, provvisti di automobile si amplia il campo d’esplorazione.
Ne segue un periodo di intensa e vivace attività, vengono effettuate diverse esplorazioni sul vicino Carso Goriziano, ma soprattutto si prende coscienza che il rilevamento delle cavità esplorate costituiva una cosa essenziale per il prosieguo dell’attività speleologica.
Si realizza così un piccolo schedario delle cavità scoperte e rilevate in quel periodo.
Va ricordato che le varie attività venivano svolte in completa autonomia ed in modo autodidattico, non avendo all’epoca contatti con altri gruppi speleologici regionali.
L’avvicinamento al Gruppo Speleologico Goriziano pertanto costituisce un fatto molto importante per l’intero sviluppo dell’attività futura del piccolo nucleo di amici.
Assieme ad esso, infatti, vengono visitate alcune delle grotte più interessanti del Carso Triestino: la Grotta Nemec, la Grotta delle Torri di Slivia e la Grotta Tarnovizza, esplorazioni che rappresentano i primi passi di un cammino che si prospetta molto interessante.
Ben presto però Silvestri entra in contatto con l’altro gruppo speleologico cittadino, legato alla locale sezione del C.A.I. e forse, allettato da stimolanti promesse, fa in modo tale da traghettare alcuni soci verso questa associazione.
Nel 1970 pertanto la Speleo Equipe Goriziana si scioglie e alcuni tra i più validi suoi soci confluiscono nel Gruppo Speleo “L.V. Bertarelli” sez. del C.A.I. di Gorizia. 

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